domenica 26 luglio 2009

Miantso Koka

È successo la notte del mio arrivo a Ambohimahamasina e meno male che qualche giorno prima me ne aveva parlato un amico o sarei morta di paura!
Nei villaggi di campagna, non essendoci polizia né gendarmi, la sicurezza è organizzata su base locale, in ronde autogestite che, all’occorrenza, vengono chiamate a difendere le proprietà dei contadini. La minaccia più diffusa è l’attacco dei banditi, normalmente ladri di bestiame. Quando qualcuno li avvista, lancia la koka, un avviso di allarme che serve a chiamare al raduno. Tutti gli uomini del villaggio sono obbligati a rispondere, pena una multa imposta dal comune.
Quella sera, la tranquillità della notte viene rotta dalle grida della koka. Monsieur Ema, il mio ospite, lascia la tavola e si veste in tutta fretta. Passa qualche minuto e le campane si mettono a suonare freneticamente. Dalle case addormentate nel buio escono gruppi di persone. Si teme un furto di bestiame!
Il mattino seguente mi spiegano che si è trattato piuttosto di una lite tra vicini e c’è pure scappato il morto! Il lunedì, giorno di mercato, si sa, si alza sempre un po’ gomito, e queste cose possono capitare! La sfortunata vittima aveva fatto delle avances non proprio gradite alla moglie del vicino geloso, che non ha trovato niente di meglio da fare che assestargli un colpo non proprio calibrato di accetta. Fine della storia. Il malcapitato è finito all’ospedale ed è deceduto poche ore dopo. In questi casi, il comune prevede l’applicazione del DINA, una forma di diritto tradizionale che alla gattabuia di stato aggiunge un risarcimento di circa 3000 € per la famiglia della vittima. Se l’aggressore non può onorare direttamente il debito, sarà la sua intera famiglia, che qui è piuttosto allargata, a doversene occupare. Nel nostro caso, sarebbe interessante capire come si risolverà la vicenda: pare infatti che l’aggressore sia niente di meno che il fratello del sindaco, un uomo piuttosto potente, in questa piccola comunità.

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