lunedì 5 ottobre 2009

A proposito di attese…

Così, tanto per trastullarci, riprendiamo un filo lasciato in sospeso. Vi ricordate quella lunga, tortuosa storia di visto? Per la gioia degli appassionati di telenovele, la vicenda non è ancora finita!
L’ultima volta che ci eravamo sentiti, agli inizi di luglio, la sottoscritta, dopo una decina di giorni passati tra i corridoi del Ministero dell’Interno malgascio, era riuscita ad ottenere una “ricevuta di deposito della richiesta di visto”, che le dava diritto a muoversi più o meno liberamente per il paese fino al 9 di agosto. “Le manderemo una notifica per posta prima della scadenza!”, mi aveva detto la simpatica addetta alla sportello.
Qualche giorno prima del 9 agosto, in effetti, la notifica è arrivata. “Gentilissima Madame – recitava la lettera che parafraso liberamente – abbiamo l’onore di informarla che, bla bla bla bla bla bla, se vuole ottenere il visto ci deve far pervenire le ricevute di versamento di somme alquanto considerevoli, ovvero, 60 euro per il visto più altri 92 per il rilascio della carta di residenza”. GULP. Non è che morissi dalla voglia di investire altri 150 € in bolli, ecco! In più, mi sembra che per gli studenti dovesse esserci il metà prezzo!
Occorre un faccia a faccia. Approfittando dell’arrivo del mio fedele compagno di merende, Vince, mi reco in capitale. Plano sugli uffici del Ministero. L’impiegata è sempre lì. Oggi, per darsi l’aria più indaffarata del solito, sta giocando al solitario. Dopo avermi ignorato per circa dieci minuti, durante i quali io esorcizzo l’attesa immaginando di fare pipì nel bel mezzo dell’ufficio o di dare fuoco a tutte quelle pile di scartoffie che traboccano dagli scaffali, la tipa fa fremere un sopracciglio e mi rivolge un infastidito: “Che cosa ci fa qui?”, senza “lei” e senza “s’il vous plait”. Le spiego che mi è arrivata la notifica di pagamento del visto, ma che forse ci dev’essere un errore, perché io sono studentessa e mi si sta chiedendo una somma esagerata, il doppio di quella ufficiale, che non solo è pubblicamente affissa all’ingresso ma anche stampata su quell’avviso che le penzola proprio davanti al naso. “Certo, certo!” - dice poco convinta la nostra paladina della postilla – “ma il fatto è che ci sono diversi tipi di studenti”. “Certo, certo - penso io, più che mai decisa a non mollare – “E dove starebbe, questa classifica delle varie tipologie?”“Mmm…bahhhh…insomma….forse…un attimo che controllo…” e lascia a mezzo il solitario per far finta di prendere tempo prima di tornare indietro a darmi la ragione e lo sconto. Strappa quindi la notifica che mi era arrivata, prende un foglio pulito e si accinge a ricopiare il testo, a mano. Si blocca un momento perché non sa fare 92 diviso 2 senza la calcolatrice. Riprende a scrivere. “Ecco! Adesso può andare a pagare. I 30 euro li paga direttamente al Ministero del Tesoro, i rimanenti 46 tramite bonifico bancario indirizzato al Ministero dell’Interno. Ah, dimenticavo!Per questo secondo versamento deve aprirsi un conto bancario in Madagascar!” – “Scusi, ma non potrei farlo dal mio conto bancario spagnolo, il versamento?” – “Perché, conta di tornare in Spagna, nei prossimi giorni?”.
Indecisa se ridere o piangere, capisco che la dimestichezza della nostra funzionaria con la tecnologia si limita al gioco del solitario, per cui la saluto, tutto sommato cordialmente, e, ormai a pezzi, sciamo verso la banca.
Coda.
Attesa.
Arriva il mio turno: “Buongiorno, dovrei fare questo versamento!”- “Ottimo. Ecco la lista dei documenti da consegnare per poter aprire un conto in banca!”. Un’altra decina di fotocopie, bolli, certificati, foto tessere e scartoffie da un giorno di sbattimento l’una.
Invito all’illegalità.
Invito alla corruzione.
Invito al terrorismo.
NO. NO. NO. IO NON VOGLIO VENIRE A VIVERE IN MADAGASCAR. IO NON VOGLIO RIMANERCI PER SEMPRE. IO VOGLIO SOLO FARE UNA PICCOLA, MODESTA, INNOCUA RICERCA E POI TORNARE A CASA MIA. NON VOGLIO UNA CARTA DI RESIDENZA. NON VOGLIO UN CONTO IN BANCA. HO GIA IL MIO BIGLIETTO DI RITORNO E PER QUANTO MI RIGUARDA, SONO PRONTA ANCHE AD USARLO SUBITO. LA PREGO SIGNORA NON MI TORMENTI, IL MIO TEMPO STA PER SCADERE.
Ma si sa, le preghiere non servono a molto, se Dio c’ha il visto scaduto pure lui. L’indomani, quindi, dopo aver lungamente riflettuto, risolvo di cercare qualcuno che abbia già un conto in banca e che possa fare il versamento al posto mio. Lo trovo. Ci dovremmo incontrare ma lui è malato. Allora, pur di cominciare da qualche parte, vado a fare il primo dei due versamenti, quello al Ministero del Tesoro. E proprio lì, che sta facendo la fila pure lui, trovo Ahmed Said, uno studente comoriano. Gli chiedo: “Ma tu come fai, a fare tutte queste trafile? Un conto in banca ce l’hai?” E Ahmed Said mi dice che lui il conto in banca non ce l’ha, ma che qualcuno disposto a fare un versamento al posto suo, e anche mio se ho bisogno, già lo conosce. Così io e Vince seguiamo Ahmed Said, che ci porta in una piazzetta, dove c’è un tipo. Costui vorrebbe i soldi, ma io non glie li do. “Vai a fare il versamento prima – gli dico – e poi, con la ricevuta in mano, io ti rimborso i soldi”. Incredibile ma vero, e anche questo è Madagascar, il tipo torna dopo mezzora con la ricevuta. Tutto a posto, tutto in ordine, non mi chiede nemmeno una lira, ma penso che sia perché da qualche parte la sua cresta se la dev’essere già fatta. Io comunque il taxy glie lo pago, mi sembra il minimo e poi è meno di un euro. Ringrazio. Con Ahmed Said corriamo al Ministero, che ha già chiuso ma ci lascia entrare lo stesso. Ho tutti i documenti, tutti i versamenti, tutte le buste pre-affrancate, tutte le fotografie. “Tutto in ordine”- dice la sempre più sfaccendata funzionaria “Fra una settimana può passare a ritirare il visto. Per la carta di residenza, dovrà aspettare circa un mese. Fino ad allora, il suo passaporto ce lo teniamo noi”.
Questo accadeva il 25 di agosto. Ad oggi, il mio passaporto è ancora li. Tanto in tre mesi non me lo ha mai chiesto nessuno. Spero che il visto sia pronto, spero che non me l’abbiano perso. Ma che devo fare? Se avessi saputo che era un argomento così interessante, la mia tesi la scrivevo sulla burocrazia malgascia!!

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